COS'É L'OSTEOPATIA
L’obiettivo deve essere quello di ricercare la salute, tutti sono capaci di trovare la malattia
Mettere l’accento sulla salute, piuttosto che sulla malattia, è la prerogativa della filosofia osteopatica.
Andrew Taylor Still, pioniere dell’osteopatia, riteneva che la salute fosse la condizione naturale dell’essere umano.
Egli stesso affermava che ogni parte del corpo è collegato e dipende dalle altre per il mantenimento della sua funzionalità ottimale e persino della sua integrità.
Quando queste parti lavorano in armonia, abbiamo uno stato di salute. Se non lo sono, l’effetto è la malattia. Quando le parti vengono riaggiustate, la malattia cede il posto alla salute.
Ne deriva che l’organismo è in grado di autoregolarsi, guarirsi e mantenere il suo stato di salute ottimale, a patto che, le sue parti che lo compongono possano lavorare in perfetto equilibrio.
Un concetto di salute globale
L’equilibrio fra Spirito, Mente e Corpo
Nella filosofia osteopatica la persona è intesa come un’unità di corpo, mente e spirito, un’unità di funzioni interconnesse a tutti i livelli.
L’osteopata non si prende cura del corpo, ma dell’individuo nella sua globalità, ognuno dei quali è diverso dagli altri per il proprio patrimonio genetico, la storia personale e gli ambienti in cui vive.
Lo stato di salute è inteso come il raggiungimento attivo ed ottimale del benessere fisico, mentale e spirituale.
In condizioni di equilibrio, il corpo, la mente e lo spirito lavorano al massimo grado per conservare la salute e per promuovere l’autoguarigione.
L’osteopatia è un modello di diagnosi e trattamento puramente manuale incentrato sulla persona, nel quale l’obiettivo principale non è tanto curare il sintomo, ma ricercarne la causa e i possibili meccanismi che hanno portato a generarlo.
Il termine scrocchia-ossa
Una visione non completa del concetto osteopatico
Probabilmente molti di voi, quando hanno sentito parlare di osteopatia, hanno pensato a qualcosa che avesse a che fare con le ossa.
Questa è una concezione che risale agli inizi del 800, quando Still pensava che l’osso, “osteon”, fosse il punto da cui doveva partire per accertare la causa delle condizioni patologiche (pathos) e mise insieme “osteo” con “patia”.
In realtà il suo intento non era quello di ridurre il pensiero osteopatico al solo sistema scheletrico, bensì quello di utilizzare le ossa come leve, per alleviare pressioni su tutte le altre strutture.
Oggi questa visione “materialista e strutturale” è per lo più legata al continuo rapporto-conflitto con la medicina tradizionale che poco accetta un modello di salute inteso come un equilibrio di Spirito – Mente – Corpo.
Fortunatamente, nonostante queste divergenze di pensiero, l’osteopatia si è evoluta. Le continue ricerche hanno introdotto approcci manuali sempre più raffinati e destinati alla maggior parte dei tessuti corporei come la manipolazione viscerale, il trattamento fasciale o quello cranio-sacrale.
Un perfetto stato di salute si basa sulla relazione equilibrata tra i diversi sistemi del corpo e pertanto, l’osteopata, deve essere in grado di intervenire su ognuna di queste strutture.